Tuttavia alcuni titoli tradiscono questo bisogno di filosofia…
ALCHIMIA
L’opera alchemica dell’Arte è un arduo e lungo cammino, che penetra all’interno dell’uomo, nella sua struttura profonda, labirintica, dove si celano i suoi dinamismi e le forze archetipiche che li producono. Il fine di Alchimia è rigenerare le energie, rendere l’anima armonica che spinge in alto.
Alchìmia (meno corretto alchimìa, ant. archìmia) s. f. [dal lat. mediev. (sec. 12°) alchimia, e questo dall’arabo (ṣan’a) al–kīmiyā’ «(arte della) pietra filosofale», che a sua volta deriva, attrav. il siriaco kīmiyā, dal gr. tardo χυμεία o χημεία]. – 1. Arte, nata nell’ambiente ellenistico dell’Egitto nel 1° sec. d. C., che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli, e in partic. la loro possibile trasmutazione in oro o in rimedî per il prolungamento della vita. Dall’alchimia, coltivata durante tutto il medioevo e l’inizio dell’età moderna, fino al sec. 17°, ha avuto gradualmente sviluppo la chimica. 2. fig. a. Comportamento, metodo d’azione fondato sulla falsificazione, sull’inganno: a. elettorale, politica, parlamentare, i maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica. b. Insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente portano a un risultato: per una qualche strana a. i conti tornano. c. Accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato, a un effetto originale e raffinato: un’a. di suoni, colori, luci; talora anche con riferimento a sentimenti, affinità: tra noi si creò un’improvvisa alchimia.
ALETHEIA
Il principale problema etico dell’arte è la verità. Verità che va intesa nel senso della parola greca antica Aletheia (ciò che non è non visibile). I greci dicono che la verità è ciò che non è non visibile. La verità non sempre si vede. Perché ha bisogno di essere s-coperta. Di essere dis-velata. E questo è il lavoro dell’arte? La verità è comunque difficile da dire. Perché è difficile andare a scoprirla, andare a ricercarla. La domanda seguente che ci si dovrebbe sempre infatti porre è: siamo davanti alla verità vera o dobbiamo continuare scavare?
Il filosofo Paul-Michel Foucault dice: la verità richiede il coraggio di chi l’annuncia.
Per fare gli artisti bisogna avere coraggio? Il coraggio di dire la verità?
APTICA
Si racconta di un passato remoto degli uomini nelle grotte di Altamira. Dove, il dolore, la gioia e il sollievo di esprimerli entravano in connessione immediata con l’operare della mano, con il con-tatto della natura, della vita. La memoria dell’arte qui rafforza la capacità di sentirsi parte di una storia, con la sua profondità di passato e apertura al futuro.
Quando lavoro comincio a vedere colori e segni senza nome, ibridi di qualcosa di antico, frammenti sfocati che forse provengono dalla memoria collettiva di migliaia di anni fa che si mischiano nella tela bianca alla memoria personale. Lo scrittore turco Orhan Pamuk dice che cerchiamo sempre di ricordare ciò che già sappiamo. Per tutta la vita cerchiamo informazioni che ci aiutano a ricordare. L’incarnato di questo lavoro cerca di continuare a catturare il senso vivo della tradizione.
AURORA
Amare significa in Aurora voler creare una distanza dal dissidio fondamentale che separa l’essenza interiore dell’uomo dalla sua esperienza. L’Arte qui cerca di trovare quel terreno d’intesa – nei toni di colore e nella tecnica – che possa permettere di risolvere l’insopportabile divorzio.
FISICA – Il chiarore accompagnato da colorazione purpurea che appare nel cielo a oriente prima del sorgere del Sole, subito dopo l’alba. Per il fenomeno luminoso dell’alta atmosfera ➔ aurora polare.
MITOLOGIA – Divinità latina corrispondente alla greca Eos, figlia di Iperione, moglie di Titone e madre di Memnone.
ANTITESI
Rendere esplicito, chiaro, fisicamente presente il tema o il filo conduttore della mia arte. Lo spingere contemporaneamente nei due sensi. Ripercorrere maestri e tecniche del passato e vivere la forza patetica della sintesi nella costruzione reale del quadro.
FILOSOFIA – Nel linguaggio filosofico, originariamente indicava un generale rapporto di opposizione fra due concetti. Aristotele per primo ne teorizzò i vari aspetti. Da Kant in poi, a. significa il termine negativo dell’opposizione stessa. Precisamente, per Kant, l’a. è la proposizione che, in un’antinomia, contraddice la tesi. Nella dialettica hegeliana, l’a., generatasi in seno alla tesi, si risolve con essa nella sintesi, conciliatrice e insieme superatrice, nella propria concretezza, di quei due momenti astratti.
LINGUISTICA – Figura retorica consistente in un accostamento di parole o concetti contrapposti che acquistano rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica. Si ottiene sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria (Non fronda verde, ma di color fosco, Dante), sia mettendo a contrasto due fatti opposti e ambedue reali (Presume di rifar tutto, perché nulla sa fare, Leopardi).
CATTIVO INFINITO
Il tempo sembra aver corroso la pittura di questo lavoro ma, invece, nei mutamenti del dipinto, il corpo è sempre stato lo stesso ma nello stesso tempo è sempre stato diverso. Ha mantenuto cioè intatto nella successione degli sguardi dei diversi osservatori il canto della durata dell’arte che – nella mia ricerca creativa – “da quello che non ha”. Infatti, il lavoro non racchiude in sé qualcosa di definibile, circoscritto dall’artista, ma rinvia al di là di sé, in una zona del tutto indeterminata. È l’altro, non l’artista, a scorgere nella pennellata una sempre inedita piega interna desiderabile per la psiche propria.
Il pensiero greco mette al centro il concetto di limite e quello correlato di finitezza: in questi c’è senso e ragione, mentre nei loro opposti – l’illimitatezza e l’infinito – c’è follia e irrazionalità, dismisura, caos. Hegel parla del cattivo infinito in più luoghi della sua opera. In particolare, in una lunga Nota della Scienza della logica, dove mette sotto accusa l’alta opinione che si suole avere del progresso all’infinito: “questo continuo sorpassare il limite, che è l’impotenza di toglierlo e la perenne ricaduta in esso”. Sarebbe meglio quindi non guardare a questo tipo di infinito come ad un oggetto sublime o di culto, laddove di fronte ad esso, semmai, “il pensiero soccombe, si finisce colla caduta e le vertigini”, generate dalla “noia della ripetizione”
COLLISIONE
Qui il corpo della pittura indietreggia dal reale al mondo di sotto. Squarci di lembi di garza infatti lasciano scoperti di rado toni e pennellate autentiche. Segno e tonalità svuotati, privi di corposità, che affermano la presenza tramite la velatura di ciò che precedentemente era pieno, illusoriamente cancellato e di cui rimane una vaga memoria. Con un dito si può ancora seguire il rilievo poetico di ciò che è appartenuto a questi blocchi geometrici di mondi, tra toni caldi e freddi, che sono andati in collisione l’uno con l’altro. Quasi per dire che nel mondo di sopra è tutto rotto. Siamo tutti rotti. Medicati di continuo è stato rimosso il paesaggio interiore a noi familiare. Ci vuole un pensiero ingiusto per far vivere qui l’arte e al contempo ridestarci – come con uno schiaffo di verità – da questa inerzia superficiale e impalpabile del quotidiano agire.
EFFLUVIO
Il dritto e il rovescio. Apparentemente potrebbe essere il movimento del battere della pioggia in una finestra. Dietro la rappresentazione informale però vorrebbe emergere la domanda di senso riguardo piuttosto le tracce del destino dell’uomo. In particolare, le linee verticali scavate nel colore, fondati su questo nostro mondo d’intenzioni nell’agire la vita che beffardamente viene reinterpretata in ogni istante alla luce dell’assurdo che domina la nostra esistenza – così come inteso da Camu – cioè in assenza di senso. Un perpetuo confronto tra l’uomo e l’oscurità come puntellati uno contro l’altro, senza riuscire ad abbracciarsi. Con un ossimoro potrebbero definirsi divergenze parallele.
Efflùvio s. m. [dal lat. effluvium, der. di effluĕre «sgorgare»; v. effluente]. – 1. Il diffondersi d’un odore, spec. di fiori o d’altre cose naturali: i profumati e. del giardino; l’intenso e. delle zagare; cipressi e cedri Di puri e. i zefiri impregnando (Foscolo). Meno com., esalazione: i pestiferi e. della palude; quindi, scherz., puzzo: avvertivo un e. poco gradevole. Per analogia: un e. di luce, emanazione, fascio di luce viva. 2. In fisica, e. elettrico, uno dei tipi di scarica elettrica nei gas, che si ha quando la tensione è di poco inferiore a quella in cui s’innesca la scarica a scintilla.
ENANTIODROMIA
Enantiodromia. il gioco degli opposti nel divenire, cioè la concezione secondo la quale tutto ciò che esiste passa nel suo opposto. E dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella: ha scoperto Eraclito.
EPOPTEIA
La ruota dell’esistenza gira e mostra la parte pubblica e la parte privata. Serve guardare “al di sopra” per ricostruire l’identità dopo uno shock pandemico. Il dettaglio è importante. Il dettaglio è nemico di qualsiasi ideologia. Chi sta entrando in maniera pervasiva nelle nostre vite?
ETNA
Il segno e le cromie delle superfici di questa tela sono come una scia di “liquido biologico” in cui si trasmette la necessità di toccare, respirare, vivere le tracce mnemoniche del gesto della pittura. Una trama fittissima e stratificata di confini smantellati d’identità monocromatiche in cui intrecciare i fili della narrativa del mondo con l’ignoto e la speranza.
FLOEMA
Insieme di elementi tessutali caratterizzato dalla presenza di elementi cribrosi che conducono la linfa elaborata discendente; è detto anche libro, cribro, tessuto floematico o cribroso.
GEI-DŌ
Pietra e ferro, l’una autentica e irregolare a presidio della natura, l’altro corpo industriale di perfette proporzioni, a memoria dell’uomo. Gravità ed estetica in tensione per «mettere-in-forma l’esperienza» e com-prendere l’arte del vivere, partecipando alla riflessione del contemporaneo.
GIOIA
L’Arte dell’Assurdo è in Gioia un processo d’individuazione. Sensazioni, emozioni e intuizioni amplificate, dove può integrarsi il pensiero con l’immaginazione, la razionalità con la sensibilità, la volontà con l’amore. Un campo di creatività indeterminato e indefinito che dovrebbe portare alla dimensione della pura intensità di un mondo interiore molto vasto, cioè artistico.
Giòia2 s. f. [ricavato da gioiello, con influenza della voce prec.]. – 1. Pietra preziosa, lavorata o no (ha, come gemma, sign. generico, e può indicare, spec. al plur., qualsiasi gioiello, sia o no ornato di gemme); l’astuccio, lo scrigno delle g.; una cassetta di gioie carissime piena (Boccaccio); né ad altra g. che al diamante si permette ciò fare (Cellini). 2. fig. Cosa o persona cara o da tenere in gran pregio (accezione e uso su cui influisce notevolmente anche l’uso fig. 1 a della voce prec.): quella bambina è una vera g.; è una g. di marito, di moglie (anche iron.); g. mia, g. bella, espressioni vezzeggiative che si rivolgono a persone care, spec. dai genitori ai figli; anche senza l’aggettivo: non piangere, gioia! Con accezione affine, poet.: Ne la corte del cielo … Si trovan molte g. care e belle (Dante), con riferimento alle anime del paradiso, non solo per il loro valore ma anche per lo splendore della luce che da esse emana. 3. Rinforzo circolare di metallo che si poneva un tempo alla volata e alla culatta delle artiglierie.
GRADOZERO
Per parlare non solo all’occhio, ma anche, e a volte in misura maggiore, al senso e al tatto. Materico, ma anche riflessivo, giacché dubbi e interrogazioni stanno nel nucleo del dispositivo. Spazio e tempo clandestini seppure in un principio di gerarchizzazione dello spazio. E silenzio, vuoto. Alla fine, silenzio per parlare con l’osservatore del non visibile, dell’oscurità, dove non possiamo più distinguere i dettagli e gli elementi tra loro. Dove si integrano i contrari. Così da non poter distinguere chi è l’altro.
GROUNDZERO
È finito tutto oppure non è cominciato? In questo universo chiuso dentro di sé, in cui l’alba della coscienza si ritrae un istante e la gamma delle esperienze viene restituita al silenzio, la mente si fa simile a una notte senza stelle. Non abbiamo tracce e il tempo e lo spazio appaiono sospesi. Il nucleo centrale di luce – costruito da foglie d’oro – si rifiuta di lasciarsi incasellare in un movimento dinamico. Il monocromo Terra di Siena Bruciata, generosamente spatolato, fa da cornice allo squarcio improvviso per liberare il proprio io, così che il nostro sguardo possa fluire in un altrove.
HIKIKOMOKI
Ci siamo dovuti fermare. Tutti quanti. In meno di 100 giorni, in tutto il mondo, migliaia di persone sono morte per il Coronavirus e metà popolazione mondiale è stata costretta a restare a casa, in isolamento, per mesi e mesi, a causa della pandemia. Davanti questa tela mi sono reso conto di non poter documentare con l’arte lo sterminio di intere fasce generazionali e lo stato d’animo complesso nel vivere la quarantena. Alla fine ho dovuto inventare un nuovo modo di rappresentare il non rappresentabile. Se si uniscono tutti i colori, il risultato è bianco. Quindi questo quadro bianco che ci acceca vuole essere davvero la totalità di tutti i colori. Potrei arrivare a sostenere che vuole essere la totalità della vita, lì davanti a te in questo momento chiusi a casa. Ma questo lavoro forse ci sta chiedendo anche, lascia che ci sia luce dentro di te, prova a vedere oltre. E naturalmente, come si sa, lasciare che ci sia luce significa anche voglia di giustizia, voglia di verità.
HIMMA
“HIMMA” termine persiano antico che significa “Immaginazione”: “il potere creatore del cuore.
HIMMA osserva le immagini dell’anima scoprendo come stanno lavorando nel cuore in maniera silenziosa.
IMAGO
La pittura in Imago potrebbe evaporare in un solo istante. Assume la sua funzione solo e proprio grazie alla sua proprietà anamorfica. Un’increspatura, una frattura del dettaglio, la distorsione della luce allo specchio è ciò che fa del quadro un quadro sia per l’osservatore che per lo stesso pittore. L’occhio interiore preso, catturato, aspirato dallo sguardo e portato nel quadro vede ciò che manca al campo visivo della raffigurazione per essere sé stesso. Al contempo, fino a quando uno sguardo non si specchia di qualcosa non gli si può offrire una stoffa, un abito, una forma di colori e di segni significanti. Quest’inciampo segreto di ciascuno di noi nell’opera è il corpo frammentato del quadro che si compatta e sovverte radicalmente le coordinate del suo significato, della sua non-forma che però non potrà mai coincidere con l’osservatore, né col pittore, rispetto ai quali sarà sempre in difetto. In sostanza si produce uno scarto a livello di corpo emotivo individuale rispetto all’immagine data. I residui di scarti rilasciati dagli sguardi che hanno transitato fanno sorgere, però, in modo retroattivo – è questo il punto decisivo – sedimenti della funzione pittorica nel suo divenire.
INDICE DI RESA CROMATICA
La capacità di una sorgente di restituire fedelmente i colori di un oggetto Illuminato.
KOUROS
Ora che tutto è possibile, niente è più significativo. Nell’incessante condensazione di fare e disfare mai risolto, sono i limiti e l’esperienza dei limiti fisico/strutturali che ri-creano la tela bianca non-tirata e appesa alla parete, quale massima purezza. Il di-segno monocronico sottratto alla materia del colore, alla stratificazione di tracce di saperi e tecniche, di teorie e prassi. Gli effetti del tempo annullati dall’azione del restauro e l’unica interpretazione è ciò che appare fatto. La sua verità varrebbe esclusivamente come duplicazione di una verità senza alcun ornamento che non sia sé stessa. Trattenuta da una rete – nella necessità di contenere passato, presente e futuro basati su leggi eterne e immutabili – la tela reificata, nel non più essere che evidenza del confine, contorno, orlo, margine, estremità di superficie retinica, torna all’essenziale contrasto luce e oscurità, torna alla percezione generatrice di-segno primordiale di chi vuol farsi interprete.
LARI
Lari è l’ominide che dovrebbe saper guardare l’indefinibile abisso che si genera tra il contenuto che ciascuno tenta di dare alla propria esistenza e la realtà che non riuscirà mai a colmare le intenzioni. L’acciaio e il bianco titano raccontano uno spazio senza tempo, mentre il bordeaux del profilo richiama i colori primitivi ricavati dall’uomo. Lo stile infine vorrebbe essere quello della pittura rupestre.
OLTREMARE
La venatura visibile nel legno è composta di tracce lasciate dalla stessa crescita e articolazione dell’albero. Su questo primo piano di antichi eventi si accompagna lo sfondo come nuovo evento appartenente al medesimo ordine. Il fluido d’energia viva che emerge irregolare dalle fessure della corteccia si muove dalla terra al mare e poi più in là della conoscenza. La centralità della tensione verso l’oltremare, un luogo che non esiste. La Natura, l’Uomo e l’Universo partecipano parimenti all’essenza del tutto che qualsiasi direzione prenda prima o poi gira verso oltremare.
Oltremare (ant. oltramare; anche óltre mare, óltra mare) locuz. avv. e s. m. – 1. locuz. avv. Oltre il mare, con riferimento generico a paesi situati al di là del mare o degli oceani: andare, vivere o.; spedizione o.; anche come s. m., per indicare genericamente tali paesi: venire, ritornare da o.; merci che provengono da o.; terre, genti d’o.; mostra, fiera d’o., che riguarda prodotti, manufatti, attività di paesi d’oltremare (in partic. la Mostra d’O. a Napoli); territorî d’o., i territorî coloniali rispetto alla madrepatria. Le canzoni della gesta d’oltremare, le dieci canzoni di G. D’Annunzio comprese nel 4° libro delle Laudi, composte (1911-12) a esaltazione dell’impresa di Libia. Nell’uso ant. la parola, in funzione di s. m. o di avv., indicò le terre del Mediterraneo orientale e in partic., all’epoca delle crociate, la Terra Santa (passaggio d’o. era l’espressione corrente per le crociate): s’addobbò d’una veste informa che parea uno medico venuto d’oltremare (Sacchetti). 2. s. m. a. Antico nome del minerale lapislazzuli (così chiamato perché proveniva dall’oriente per via di mare), passato poi a designare un colore azzurro intenso (o. naturale) ottenuto macinando e lavando la pietra lapislazzuli, e impiegato sia in miniatura sia in pittura. b. Colorante minerale (detto anche azzurro Guimet o o. artificiale) che si ottiene per calcinazione e successivo lavaggio di una miscela di caolino, silice, zolfo, carbonato sodico, carbone e colofonia in proporzioni e a temperatura diverse a seconda della tonalità del colore desiderato (dal violaceo al verde); si presenta come una polvere finissima, inalterabile all’aria e alla luce, impiegata nella preparazione dei colori a olio e ad acquerello, per dipinti murali, per tingere la carta, per la fabbricazione d’inchiostri, nella stampa dei tessuti, ecc. c. Colore azzurro intenso: quadro con il cielo dipinto in o.; anche in funzione di agg., spec. per qualificare una particolare sfumatura di colore in espressioni quali azzurro, blu, verde oltremare.
L’UOMO DELLA SABBIA
Limitati da una croce centrale, una successione di riquadri della memoria di sé che inseguono la pittura come attraversamento di forme, colori e luce cangiante nei pigmenti delle tonalità del deserto. Nel buco del reale lo specchio incorpora il gioco dello sguardo d’intima estraneità tra corpo, Io e Altro, e il linguaggio si fa pulsionale. La profondità insondabile del soggetto intesse il demone tentatore che non finisce nell’estensione della coscienza. In un circolo di individuazione luce e ombra, dentro-fuori-sotto-sopra, come in una trappola.
MARRAKECH SOUK
Un labirinto di segni e specchi che scalfiscono le campiture e s’aggrovigliano istintivi come ineffabili spazi di libertà che esprimono tensioni, inquietudini, armonie, equilibri, squilibri. Una pittura che opera “per via di levare” tracciando solchi sul colore, scavando sulla superficie, asportando materia. È una pittura che usa il fuoco, quasi un rimando ai primordi dell’encausto, per incidere un racconto senza trama che vorrebbe instaurare con l’emozione dell’osservatore un dialogo di luce, dove riflettere il senso di ciò che sentiamo, ciò che desideriamo.
MASCHERE DELIRANTI
Il soggetto e la tecnica rivelano l’urgenza di catturare uno stato d’animo del quotidiano. Che individuo è quello dei nostri giorni e che “civiltà” è questa che ci troviamo a vivere? Qui finisce il pensiero. Sono i materiali e la stesura del colore che impongono l’espressione interiore. Il bianco pennellato, scavato, bruciato come materia viva e sofferente. Visi e sguardi alla deriva da una parte. Forse c’è un domani, così come nel buon auspicio dell’Occhio di Horus già inciso nello specchio.
METAMORFOSI
L’alchimia e l’espressività artistica condividono il principio di purificazione e trasformazione che consente a tutti di viaggiare oltre il mondo visibile. L’artista, come l’alchimista, ha il potere di distillare i suoi comportamenti, separare le sensazioni, bruciare i residui che lo legano al mondo materiale, al fine di essere in grado di generare segni e colori significativi.
Metamòrfoṡi s. f. [dal gr. μεταμόρϕωσις, der. di μεταμορϕόω «trasformare», comp. di μετα– «meta-» e μορϕή «forma»]. – 1. Trasformazione, e in partic. trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, come elemento tipico di racconti mitologici o di fantasia, spesso soggetto di opere letterarie, spec. del mondo classico, nelle quali il termine è usato anche come titolo (nella traduz. ital.), soprattutto al plur.: le «Metamorfosi» di Ovidio, di Apuleio, di Nicandro di Colofone; «La metamorfosi» (ted. Die Verwandlung) di Franz Kafka. 2. a. In zoologia, l’insieme dei cambiamenti morfologici e fisiologici, implicanti un diverso rapporto dell’organismo con l’ambiente, che dallo stadio larvale conducono allo stadio adulto, tipici di alcuni pesci (anguilla), degli anfibî e di molti invertebrati. Negli insetti può essere graduale e incompleta (insetti emimetaboli, come le cavallette) o completa (insetti olometaboli, come le farfalle). b. In botanica, ogni profonda modificazione nella conformazione esterna e nella struttura interna di una pianta cormofita, comparsa e affermatasi nel corso dell’evoluzione, in quanto ha costituito un vantaggio selettivo nell’adattamento funzionale o ecologico a mutamenti ambientali. 3. In senso estens. e fig., cambiamento, modificazione in genere, nell’aspetto, nel carattere, nella condotta, nell’atteggiamento morale o spirituale d’una persona, ecc.: le m. di Fregoli (famoso trasformista del teatro di varietà, 1867-1936) sulla scena; il suo modo di pensare ha subìto una m. radicale.
MODI’
La Bellezza in Modì vorrebbe esalta la diversità. E la diversità è il tempio dell’Arte. La sola bellezza che libera lo spirito creativo è quella che sa attendere che la propria opera e la vita maturino, sicura dei propri limiti e della propria fine.
NATURA VIVA
L’Io affonda le proprie origini nel corpo. L’unità psicofisica, la sintonia tra il corpo e la mente è ciò che permette il dispiegarsi nel mondo in maniera autentica, senza finzioni, senza scissioni tra i nostri desideri e le richieste che provengono dall’esterno.
Lo specchio fa vedere diversamente ciò che esorbita dai nostri limiti spazio-temporali. È quindi paragonabile alla nostra immaginazione, alla nostra mente, alla nostra anima. La traccia di luce deve aiutare a rischiarare la commistione inestricabile di identità e alterità che ci caratterizza.
NO MAI
Oltre a proteggere e delimitare uno spazio la rete comunica visivamente la peculiarità di uno spazio, segna il confine e grazie alla trasparenza del traforo permette di intravedere l’interno.
NOUMENO
Lo spazio e il tempo mentre si sottraggono, l’essere mentre dilegua. E quindi l’atto di tracciare, fissare il contorno, l’orlo, il loro margine in un flusso perpetuo che produce senso, che apre al significato. Non la presenza piena del veduto, ma l’assenza, la sottrazione, la memoria, il ricordo a fondamento del disegno.
Noùmeno s. m. [dal gr. (τὸ) νοούμενον «ciò che è concepito dall’intelletto», part. pres. passivo di νοέω «conoscere intellettivamente»]. – 1. Nella filosofia platonica, ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto, indipendentemente dall’esperienza sensibile, ossia le idee, in quanto distinte dagli oggetti sensibili. 2. Nella filosofia kantiana, l’essenza pensabile, ma del tutto inconoscibile, della realtà in sé, in contrapposizione al «fenomeno» (di cui pure costituisce il fondamento, il substrato); il termine è adoperato da Kant anche in un senso più positivo per indicare il sovrasensibile, l’incondizionato, che, posto fuori di ogni esperienza, si rivelerebbe tuttavia alla ragion pratica o coscienza morale.
OCELLO
Ocèllo s. m. [dal lat. ocellus, dim. di ocŭlus «occhio»]. – In zoologia: 1. Occhio semplice degli insetti e di altri artropodi, che consta di una lente e di uno strato cellulare sensibile (rètina); negli insetti sono tipicamente in numero di tre, situati nella regione dorsale del capo, fra gli occhi composti. Lo stesso nome si usa anche per le macchie oculari di molti altri invertebrati (per es., delle meduse). 2. Ciascuna delle macchie di pigmento (dette anche macchie ocellari o, meno com., macchie oculiformi) che si trovano sul tegumento di alcuni animali, di forma tondeggiante e circondata da una zona chiara (ocelot, tacchino ocellato).
OSMOSI INVERSA
La pittura si fa corpo.
Di fronte al dipinto come di fronte al quesito: come l’Arte ti fa trovare ciò che vi si cerca. Forse una spiegazione coerente e non fissurata del mondo. Sicuramente la palpitazione di agire uno stato fisico e mentale in libertà che, tuttavia, non è il frutto di coloro che hanno omesso di rivelare lo stesso movimento….
l’arte è la chiave per aprire un lucchetto. Un lucchetto che non si aprirà mai, è chiaro.
PERCEZIONE OTTICA
Questo lavoro è in gran parte composto da un’unica sfumatura di indaco, conosciuto come il colore della notte, mescolato a varie gradazioni di bianco. Sulla tela fluttuano due presenze principali di colore blu-bianco che – uno di fronte all’altra – appaiono appena oltre i limiti della materialità e della rappresentazione concreta. Queste 2 immagini si muovono tra stati liquidi e gassosi rispetto alla figura posta di spalle in primo piano, grazie ad una pennellata meno nebbiosa e apparentemente solida. Il dipinto sembra suggerire che l’artista ha due occhi, uno per guardare la realtà e l’altro per vedere le cose nascoste. La riflessione sui movimenti della psiche fuori fuoco devono poter capovolgere lo sguardo nelle sue priorità per cambiare la percezione dei fatti e talvolta liberarci delle gabbie.
PETROLIO
“Petrolio” ri-nasce da materiali di riuso come doghe in legno e lembi di stoffa/garza sverniciate da un top di un tavolo-pasticceria anni ’50. Le doghe intrecciate a forza sono state collocate in ambiente esterno invernale per oltre tre mesi, al fine di attenuarne la tensione. Quindi, sono stati incollati i pezzi strappati di lembi di stoffa/garza fino a ricoprire l’intera area artistica. Successivamente colmata ogni crepa del collage. Infine, stesa la vernice lavagna magnetica sull’intera superficie. Foglie d’oro centrali.
SEMIÒFORI
Arte immersiva o ritrovamento archeologico (o addirittura paleontologico)? Un dispositivo che gioca alla Damien Hirst sui tesori che stentano ad affiorare nella riflessione del contemporaneo. Le aggregazioni all’interno di Semiòfori partecipano ad un significato critico nei confronti del mondo quando si riduce tutta la materia del quotidiano come “rifiuto, scarto” e che invece nell’immersione si può contemplare con uguale dignità e valore nel processo di disidentificazione e quindi di liberazione espressiva della stessa materia. È un modo per riflettere sul nostro passato, sul modo di ricordare e di conseguenza sulle modalità di costruzione del nostro futuro…
semiòforo: paleontologia (con iniziale maiuscola) genere di pesci fossili dell’Eocene, della famiglia degli Efippidi cui apparteneva il Semiophorus velifer, con corpo schiacciato su un lato e un’enorme pinna dorsale
Semiofori: Daremo il nome di “semiofori” a oggetti ritenuti portatori di particolari significati da una determinata società e pertanto creati o esposti in modo da rivolgersi allo sguardo o in modo esclusivo o anche conservando una funzione pratica. Quadri, disegni, stampe, sculture, scritti d’ogni genere (manoscritti o a stampa), pesi e misure, sigilli, monete, banconote e titoli vari, oggetti liturgici e ogni sorta di oggetto “decorato” come tessuti e arazzi, abiti e edifici, armi, utensili, attrezzi ecc., appartengono tutti a questa categoria ovviamente senza mai esaurirla, dato che può succedere che determinate società ritengano portatori di significato i prodotti naturali (animali, alberi, pietre strane, frammenti di meteoriti, resti umani) o cose che all’origine avevano semplicemente una funzione pratica (come gli antichi utensili esposti nei nostri musei).
Semioforo, letteralmente “segno trasportato”, così come espresso da Krysztof Pomian più recentemente, come oggetti che non hanno utilità, ma che sono dotati di un significato poichè rappresentano l’invisibile e che non essendo manipolati, esposti allo sguardo, non subiscono usura. Questi oggetti svolgono una particolare attività produttiva orientata in due sensi differenti: verso il visibile e verso l’invisibile. Essi svelano il proprio significato al momento in cui sono esposti allo sguardo, nella funzione espositiva, come pezzo da collezione, in quanto tale esso è esclusivo.
SYNÉCHEIN
Il paradosso delle nozze tra il linguaggio e l’inconscio. Una forma fluida della mia vita pulsionale si fa colore e luce e infine segno, ma anche rappresentazione irriducibile per ciascuno: la vergine e il bambino nel modello sacro. La voce verbale del titolo a rafforzare l’avvolgere/condurre/far-vivere per dire che ci sostiene e ci fa vivere.
RI@USO
Supporti di doghe in polietilene dismesse, recuperate e igienizzati, per poi ricollocare in nuova veste come lego per giochi per l’infanzia.
ROSSOROMA
Tutte le incertezze del mutamento nel tempo e la tragedia della perdita associata al passato, nella rovina trovano un’espressione coerente e unificata.
SILENZIO ESAUSTO DA COTTURA
Senso, sensibilità, sensazioni, sentimenti. Parti del mondo inabissati, perduti nel campo di battaglia, nel quale le ferite si vanno moltiplicando, velandosi e svelandosi, ogni volta e nello stesso tempo, nella torturata materia trasformata in notte. Nessuna risposta nel totale silenzio ma la realtà di escoriazioni e deformazioni testimoniano che l’Arte non mente le crepe e gli abissi del mondo.
SINESTESIA
Tradurre le emozioni più intime col gioco di corpi e segni nella semplicità di questa mia astrazione monocroma, vuole essere in Sinestesia spunto tra le ricerche visuali e gestaltiche che, nel suo agire con infinite soluzioni di un’arte basica e essenziale, deforma la realtà apparente delle cose, guardandola attraverso la lente del racconto interiore.
sinesteṡìa s. f. [dalla voce prec.]. – 1. Nel linguaggio medico, termine abitualmente adoperato per designare il fenomeno psichico consistente nell’insorgenza di una sensazione (auditiva, visiva, ecc.) in concomitanza con una percezione di natura sensoriale diversa e, più in partic., nell’insorgenza di una immagine visiva in seguito a uno stimolo generalm. acustico (audizione colorata), ma anche tattile, dolorifico, termico; tale fenomeno può verificarsi sia in condizioni di normalità, spec. nei soggetti giovani, sia sotto l’influsso di particolari sostanze tossiche (per es., la mescalina). Con lo stesso termine si indica anche un disturbo neurologico, dovuto a lesioni cerebrali o delle strutture nervose periferiche, consistente nella percezione di una stimolazione in una zona lontana dal punto ove questa viene esercitata. 2. Nel linguaggio della stilistica e della semantica, particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse (per es., silenzio verde nel sonetto «Il bove» di Carducci, colore squillante, voce calda); quando l’accostamento non è occasionale ma tende a ripetersi (per varie contingenze storico-culturali e stilistiche) può determinarsi un mutamento semantico, può nascere cioè una nuova accezione della parola (per es., il lat. clarus, etimologicamente appartenente alla sfera sensoriale auditiva, è passato alla sfera visiva, e tale è il suo valore fondamentale nel latino classico e nelle lingue romanze, nelle quali, a partire dal linguaggio musicale, ha nuovamente assunto una accezione acustica, come in suoni chiari, voce chiara).
SPLEEN
Un pensiero profondo è in continuo divenire. Si sposa alle esperienze di una vita. L’uno viene integrato da quello successivo. Correggendo, riafferrando, contraddicendosi. Immersa nell’attuale epoca di spaesamento e incertezza che l’umanità sta vivendo, la donna di Spleen corrisponde eloquentemente alla gamma degli stati emotivi vissuti in quello che si potrebbe descrivere come spazio domestico divenuto fragile navicella alla deriva del nulla cosmico.
spleen ‹splìin› s. ingl. [dal gr. σπλήν σπληνός «milza», il cui umore nero, secondo la medicina ippocratica, causava l’ipocondria; cfr. splene e spleno-], usato in ital. al masch. – Stato d’animo caratterizzato da malinconia, insoddisfazione, noia e fastidio di tutto senza una ragione precisa che lo provochi, proprio di molti scrittori romantici e decadenti, spec. inglesi e francesi.
SISIFO
Sisifo qui si scopre per quello che è, maschera persino. La pennellata visibile, con effetti a macchia, il materico costruito da semi antiossidanti di melograno e lo stile informale vogliono suggerire l’idea della inafferrabile vitalità di mente e cuore di fronte all’annientamento dell’agire che giunge ai propri confini.
Sisifo Nella mitologia greca, il più astuto dei mortali e uno dei più noti dannati dell’oltretomba, protagonista di varie vicende che ne pongono in evidenza la capacità di ordire trame e tranelli. Si tramanda che, divenuto amante di Anticlea (sposa di Laerte), avesse concepito Ulisse. Già nell’Odissea S. appare nell’oltretomba condannato a rotolare eternamente sulla china di una collina un macigno che, una volta spinto sulla cima, ricade sempre giù in basso (di qui la locuzione fatica di S. per indicare un’impresa che richiede grande sforzo senza alcun risultato).
TERRITORI STABILI
La forza strutturale del lavoro qui sta nel rappresentare il soggetto informale nel quale far affiorare il mondo interiore. Le linee e i segni si muovono innanzitutto in riferimento alla brillantezza delle foglie d’oro che vengono usate per riparare la tela bruciata e trasmettere circolarità allo sguardo. Escludere questi punti di fuga ci ingabbierebbe in uno spazio costipato. La bassa saturazione dei colori – in contrappunto con la purezza della tonalità delle foglie d’oro – rende infatti la scena interiore in generale molto carica. Queste aperture di luce permettono comunque all’osservatore di circolare dentro-fuori, e agire un movimento liberatorio che si iscrive verso un altrove. Con l‘intensità delle foglie d’oro, i toni caldi dal basso che emergono in primo piano e i toni freddi della parte sovrastante percepita più distante, si costruisce la profondità del quadro e, quindi, per parallelismo del nostro inconscio.
UNIVERSO
3 elementi distinguibili nel lavoro: – lo sfondo: un tono di viola fortemente saturato, come misura di purezza e intensità dello spazio che aspira a concedere serenità ed elevazione allo sguardo; – in primo piano, in alto, foglie d’oro che celano architetture megalitiche; – in basso: un piano terreno nel suo progredire arrugginirsi. Segni dominanti che le parole non possono attraversare, e che – come un fiammifero – possono accendere inaspettatamente nel buio l’impresa di vivere.
Universo In astronomia, l’insieme dei corpi celesti (pianeti, stelle, galassie, polveri e gas diffusi) che circonda la Terra. Lo studio astronomico dell’U. fisico si propone di fornire un quadro descrittivo e interpretativo della sua struttura spaziale e della sua evoluzione temporale. La branca della scienza che si occupa di tale studio, la cosmologia, si avvale sia delle osservazioni astronomiche, quali, per es., le posizioni e le intensità di irraggiamento luminoso delle galassie, sia dei principi fisici desunti da esperimenti di laboratorio e da induzioni matematiche.
VENDITORE DI PALLONCINI
Non sappiamo cosa ci riserva la vita in “Venditore di Palloncini”, così semplicemente nudi, in volo tra paure, speranze e desideri nutriamo il sogno e il suo legame con il mondo interiore. Per spalancarci – da queste altezze vertiginose – all’anima, unico luogo primitivo in cui noi siamo tutto, indifferenziati per colmare il fossato tra paesaggio mentale e paesaggio naturale, tra costruzione e sensazione. Un contrappunto, più che un vero contrasto, fra la trama bianca del cielo e il nero della limatura di ferro dei palloncini che la limita… qualcosa che arricchisce l’immagine e che al contempo le toglie ogni funzione naturalistica.